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Quella emozione

Ultimo Aggiornamento: 14/07/2019 10:27
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16/08/2009 18:39

dell'attesa
Mi piace ricordare quando la portavo da Paolo. Lui lavorava come medico in una clinica. I medici di turno hanno una cameretta dove stanno durante il turno notturno, terminate il giro delle camerette e in assenza di urgenze.

Accadeva che tornando dal lavoro lei mi decesse: stasera mi vuole. Mi porti? Risposta ovvia, naturalmente. Il mio era sempre un si. Anche se avevo girato a lungo durante il giorno.

Il rito era sempre il solito: dopo cena lei in bagno a fare la doccia e io a passarle il guanto per toglierle le cellule morte della pelle. Per rendergliela più liscia.
Nel lavarla e strusciarla il mio cuore batteva più forte: la stavo preparando per portargliela; per fargliela trombare. La mia adorata moglie. Poi la vestizione: sempre vestita da donna semplice che va in ospedale a trovare qualcuno. Anche il trucco, leggero.
Poi il viaggio da casa alla clinica, in quella autostrada. Poi arrivati al cancello della clinica lei scendeva e andava verso l'ingresso. In portineria telefonavano su in corsia e dopo poco eccolo: lui paolo. Un giovane medico non bellisssimo Normale, semplice. Io da lontano, quando la vedevo sparire con lui in ascensore, tornavo col battito accelerato del cuore verso la macchina.
Stavo li, fermo, al buio. Sapevo e speravo di avere almeno due ore di attesa. E in genere era così.
Com'erano belli quei minuti che passavano lenti lenti. Speravo non passassero mai, perché ogni minuto lui me la trombava.
Quanche volta doveva andare da qualche paziente e la caposala bussava con discrezione alla sua porta. Lui su tirava su i calzoni e richiudeva il camice, che aveva mantenuto. Mia moglie restava sul lettino semivestita ad attenderlo. Mai una visita a sorpresa della caposala, nè altro personale. Eppoi lui chiudeva a chiava. Poi tornava infoiato e me la penetrava con forza, come un martello pneumatico, diceva mia moglie.
Veniva sepre due volte. E sempre, tranne qualche volta la possedeva analmente.

Infine eccola: la vedevo uscire dal cancello della clinica con passo un pò lento. In ato si sedeva pesantemente e reclinava il sedile. Era sfinita. La si vedeva col volto stanco, ma tanto, tanto soddisfatto.

Non dicevamo niente, tanto era sempre la solita descrizione. Roprendevo l'autostrada e come sempre mi fermavo in quella piccolissima piazzola per la sosta di emergenza. Scandevo e girato intorno all' auto aprivo il suo sportello destro. Lei si stendeva come sempre sui due sedili anteriori e apriva le cosce. Si sprigionava fortissimo l'odore del loro amplesso. Quel forte e inconfondibile odore dello sperma e delle sue secrezioni.
Leccavo famelico a lungo tutto il suo sesso odoroso. Poi veloce ripartivamo verso casa, dove lei giungeva addormentata.
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Post: 4
Città: MILANO
Età: 60
Sesso: Maschile
14/07/2019 10:27

bellissimo racconto
sprigiona tutte le emozioni che si vivono
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se volete contattarmi, RAPIDAMENTE
mandate un messaggio in FFZ
o, meglio, in posta elettronica
pippo_focaccia@hotmail.com
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